Il bagigio, la bagigia, i bagigi o anche bacicci: questo è il nome veneto dell’arachide, un nome “nostrano” dall’origine esotica.
Bagigio deriva infatti dalla parola araba hab-haziz, che significa “buona mandorla”.
L’origine dell’arachide però è da ricercarsi in Sudamerica, in particolare in Brasile: la sua diffusione in Europa è avvenuta attraverso l’operato dei “conquistadores” spagnoli e portoghesi
Il bagigio arrivò in Italia nella seconda metà del 1700 e raggiunse la sua massima coltivazione nel Dopoguerra, arrivando a 5.600 ettari di superficie. Dagli anni Settanta in poi però questa coltivazione fu via via abbandonata, preferendo l’importazione dall’estero, in particolare dal Nordamerica.
(Fonte Il cucchiaio d’argento).
La coltivazione in Polesine, qualche cenno storico
“Attorno al 1820 la coltivazione degli Arachidi si avviò anche in Veneto con prove nel Basso Polesine presso lo Stabilimento Agrario di Villanova Marchesana di proprietà dei signori Bondin di Lione. Ne dà notizia l’Arciprete D. Marco Luigi Villa nella sua Memoria su questa pianta scritta nell’anno 1826, ed inserita poco dopo nel giornale di Tecnologia di Milano. La coltivazione degli Arachidi venne quindi diffusa in gran parte del Polesine e nelle provincie limitrofe anche grazie all’attività del Sig. Daclon direttore dello Stabilimento Agrario di Villanova Marchesana (Sulla Coltivazione dell’Arachide. Lettera del sig. Pietro Daclon inserita nella Gazzetta di Venezia del 31 marzo 1835).
Dal Polesine la coltivazione degli Arachidi si diffuse nel vicentino e nell’alto trevigiano. La validità di questa coltura ci viene raccontata anche da Sebellini di Rossano, del Distretto Bassanese (Gazzetta Privilegiata di Venezia del 5 gennaio 1835) che la promuove sia per i grandi proprietari terrieri che per le piccole aziende se non altro per risparmiare nell’acquisto di olio “straniero”. Inizialmente le esperienze furono condotte nel basso Polesine a Villanova Marchesana dai signori Vallet e Daclon padre sino a tutto l’anno 1824 (come ci fa sapere il distinto sig. Arciprete Villa nella citata sua Memoria), ottenendo una produzione ragguardevole in ragione di 1125 libbre grosse di Rovigo (chilogrammi 536.62) per ogni campo di quella misura (Pert. Censo 4.46), e che corrispondevano a 56 semi per ciascuna semente coltivato. La produzione di Arachidi fu portata avanti ed estesa maggiormente dal Daclon figlio dopo l’anno 1825, e continuata negli anni a seguire”.
Tratto dal documento “I Bagigi in Veneto” a cura di Veneto Agricoltura
Coltivato, tostato e confezionato in Polesine
Il nostro “Bagigiò” vuole mettere l’accento su un prodotto profondamente amato dalle famiglie venete, che abitualmente sgranocchiano le famose “noccioline americane” a fine pasto per terminare le chiacchiere tra familiari o tra amici.
I bagigi da sempre sono sinonimo di buona compagnia: quando si organizza un pranzo o una cena non manca mai chi alza la mano e dice “Io porto i bagigi!”
Non si è mai abbastanza sazi per dire di no ai bagigi, sia nelle sere d’inverno davanti a un mazzo di carte o in attesa del caffè, sia d’estate quado ci godiamo il fresco su una sedia di plastica bianca, al mare.
Il nostro Bagigiò è un prodotto 100% polesano, coltivato presso l’azienda Petrobelli di Pettorazza Grimani (Ro) e poi confezionato e commercializzato dalla nostra azienda, che da tre generazioni è saldamente radicata a Lendinara (Ro).